La tenerezza muove il mondo. Intervista
di Sofia Riccaboni TW @sofiariccaboni
Una lunga carriera artistica, iniziata nel 1980 con il primo album, Clichè, che continua a muoversi. Il nuovo album Il giardino di Giverny ci regala l’occasione per scoprire Grazie di Michele nella sua dimensione tenera, riflessiva, appassionata. Ma anche donna e artista impegnata, troppo di corsa per cucinare ma legata alla famiglia.
L’arte e la musica. In molte tue canzoni ci sono richiami artistici e riflessi di grandi nomi della pittura. A cosa è dovuta questa passione?
Il mondo è fatto di luce, forme e colori e la pittura, che è un condensato di questi elementi, sembra creata proprio per ricordarcelo, per farci riflettere su questa magia. Del resto non è strano che un musicista sia affascinato dalla pittura, perché le arti si richiamano l’una con l’altra. Accade infatti che la musica possa evocare colori e paesaggi, e che la pittura possa evocare ritmo e melodia. Wagner sognava la fusione di musica ed arti figurative e Kandinsky disegnava scenografie per la danza e gli spettacoli musicali…
Sentimenti. I testi delle canzoni riportano sentimenti che spesso le persone sentono ma non sanno esprimere. Quale muove di più la tua musica?
Forse la tenerezza, perché è il sentimento che ci consente di scrutare nell’animo delle persone, di scoprirne l’umanità. Spesso si pensa che la curiosità, la consapevolezza razionale, la solidarietà ci consentano di entrare in contatto con gli altri; io penso che la tenerezza sia il sentimento che più conta, quello che permette l’empatia con gli altri, la condizione “a monte” per riconoscersi e volersi bene.
L’idea di questo nuovo album come nasce?
Il giardino di Giverny è il posto nel quale Claude Monet si ritirò, durante la prima guerra mondiale, per allontanarsi dal mondo e vivere contemplando la natura. Le sue bellissime tele con i fiori, le ninfee, i laghetti e i salici sono molto più che una celebrazione della natura, sono il tentativo di salvare la bellezza dall’orrore del mondo. Penso che questa dovrebbe essere una missione anche per il nostro tempo: ognuno di noi deve, nel proprio piccolo, salvare ciò che è bello e che riguarda la vita dello spirito. Ho intitolato il disco “Giverny” come atto di gratitudine a chi, quasi un secolo fa, ha salvato per noi un piccolo pezzo di mondo.
Da cantante a insegnante. Non ti chiediamo di scegliere tra le due perché crediamo siano complementari. Ma sicuramente le tue emozioni trovandoti dall’altra parte e di fronte a ragazzi che hanno voglia di imparare…
Spesso si pensa che la vita di un musicista sia circondata da un’atmosfera “rarefatta”, dove si vive di immaginazione e d’ispirazione. In realtà, una grande parte della vita artistica è fatta di studio, di sperimentazione, di confronto con gli altri, di lavoro pratico per raggiungere una giusta capacità espressiva. Sotto questo aspetto il lavoro di cantautrice e quello di insegnante non sono così diversi l’uno dall’altro, perché il lavoro di laboratorio, il trasferimento dell’esperienza alle generazioni nuove e il confronto con l’evoluzione del gusto è tutto parte del lavoro di un musicista.
Nuovo album, nuove canzoni. Nuova stagione lavorativa. Concerti eventi e programmi futuri?
L’album avrà un lungo periodo di promozione, perché si rivolge ad un pubblico che ama scoprire le proposte musicali un po’ alla volta, e predilige quei circuiti musicali, vedi in particolare quello del jazz, che hanno i loro luoghi e i loro tempi. Abbiamo recentemente tenuto un concerto al Blue Note di Milano, uno dei luoghi culto del jazz, e credo andremo di nuovo in scena alla fine di questo mese a Roma alla Casa del Jazz, un altro luogo di qualità. Il resto sarà come sempre una corsa appassionante fra concerti, lavoro in televisione, stage con giovani allievi.
Grazia di Michele donna. Che rapporto hai con il mondo materiale della moda e del benessere a tutti i costi che ormai dilaga?
Non avevano torto quelle tribù che rifiutavano le fotografie temendo che potessero rubare l’anima alle persone. Nella moda c’è tanto gusto e tanta bellezza, e sotto questo profilo è un mondo che ammiro. Un bel vestito deve però calzare bene, cioè deve essere il complemento di una bella personalità, e questo è il punto debole dei nostri tempi. Vedo una quantità enorme di persone che inseguono solo modelli estetici e che non spendono un’ora del proprio tempo per leggere, e per coltivare lo spirito. Il senso di adeguatezza nello stare al mondo deve partire dallo spessore personale e non da un modello estetico, altrimenti si rischia molto…
Grazia Di Michele donna. In cucina. Halloween. Un po’ l’opposto del mondo da favola e da sogno delle tue canzoni, ricorda invece incubi e spettri. Lo festeggerai? Se si come e con chi?
Grazia donna va di fretta e quindi cucina velocemente, ma cerca di essere comunque accogliente per le persone della casa. Le feste vanno vissute con il figlio, con il compagno, con le nipotine e con alcuni amici cari. Il problema è capire se Halloween sia o no una festa da vivere… Non ho preclusioni rispetto alle atmosfere gotiche, e a quelle suggestioni cupe che caratterizzano tanta letteratura di genere, ma trovo un po’ deprimente la versione carnevalesca di tutto questo, con mascheroni, facce di streghe, zampe di mostro fatte di plastica. E non mi piace che Halloween sia così a ridosso del Natale. In un negozio di Roma qualche tempo fa ho visto un albero di Natale con sopra le zucche illuminate…
(intervista pubblicata sul numero 1 del 28 ottobre di Periodico Mag)